Il Fu Mattia Pascal

 

di Luigi Pirandello

(Nuovo allestimento)

con Giovanni Mongiano

scene Chantal Buratore, Sonia Dell’Anna
costumi Rosanna Franco
suoni e video Massimo Fonsatti
assistente di palcoscenico Crescenzo Ventre
organizzazione generale Paola Vigna
progetto grafico Marinella Debernardi
produzione TeatroLieve
adattamento e regia GIOVANNI MONGIANO

Scritto nel 1904 da Luigi Pirandello, capolavoro della letteratura del secolo scorso, “Il Fu Mattia Pascal” ci restituisce un personaggio impastato di gioia e di sofferenza, di riso e di pianto, di comico e di tragico, sempre sul filo tra umorismo e drammaticità. Lo stile pirandelliano e la sua scrittura spiccatamente ironica, paradossale, talvolta sarcastica, sono terreno invitante e fecondo per la proverbiale leggerezza interpretativa di Giovanni Mongiano, perfetto nel restituire non solo gli smarrimenti del protagonista in modo disincantato, ma anche le tinte e le sfaccettature dei vari personaggi che si avvicendano nella storia. Oggetto di mille trasposizioni teatrali e cinematografiche fin dai tempi dell’autore, fanno da controcanto allo spettacolo le rare immagini in bianco e nero del film muto del 1926 di Marcel L’Herbier, interpretato dal grande attore russo Ivan Mojoukine. Archetipo della filosofia pirandelliana, Mattia Pascal è l’esemplare testimone dell’assurda condizione dell’uomo prigioniero delle maschere sociali «di marito, di moglie, di padre, di fratello…di tutta quella somma di leggi, di doveri, di parole», contro cui lotta ininterrottamente, ma inutilmente la «vita». Il sentimento più interno, più profondo ed autentico che l’uomo ha della vita e di se stesso, la favilla rapita al sole da Prometeo per farne dono agli uomini (di cui Pirandello parla nel saggio L’umorismo), mai troverà «realtà fuori di sé». «Fuori della legge e fuori di quelle particolarità, liete e tristi che siano, per cui noi siamo noi… non è possibile vivere». Mai come ora “Il fu Mattia Pascal” ci pare di una modernità sconcertante, dove il protagonista va alla ricerca di una libertà illusoria. La storia è affascinante, la trama sorprendente.

Allontanatosi dalla famiglia dopo la perdita della figlioletta e un furibondo litigio con la suocera e la moglie, Mattia Pascal arriva a Montecarlo, dove vince una fortuna al casinò. Nel viaggio di ritorno a casa, trova su di un giornale la notizia di cronaca di un cadavere di uno sconosciuto, suicida, che è stato scambiato per lui. Ufficialmente morto, ne approfitta per cambiare identità. Favorito dal caso, intravede la possibilità di sciogliersi da ogni vincolo e legame, liberarsi dal fardello del passato, per approdare a una nuova vita, a una specie di liberazione, alla felicità. Diventa Adriano Meis, ma poco per volta scopre che non esiste, non può sposarsi, non può denunciare un furto, non può neppure raccontare ad alcuno la sua bizzarra vicenda. E via via vedendo scemare l’entusiasmo per quella nuova libertà, ritorna prigioniero della propria vita, scoprendo in tutta la sua crudezza la frode della sua illusione. Decide allora di tornare a casa, ma scopre che l’ambiente dove era vissuto si è presto adattato alla sua assenza: per lui ormai non c’è più posto. Un’originale, raffinata, maliziosa interpretazione di Giovanni Mongiano, che ci prende per mano per farci vivere l’avventura incredibile e stupefacente di un personaggio memorabile e fuori dal tempo.

Teatrionline – Valerio Rupo

Lo stile di Mongiano: leggerezza interpretativa, spiccata ironia per colorare non solo Mattia Pascal ma anche tutti gli altri personaggi della vicenda. L’eccezionale interpretazione di Giovanni Mongiano, la cui mastodontica memoria sembra rievocare il testo del romanzo parola per parola, prende a raccontare la tragica vicenda di Mattia Pascal, cadenzando la narrazione a ritmo serrato e sfoggia il proprio estro nel riempire la scena da solo, consentendo a Mattia Pascal di esiliarsi e approfittare dell’equivoco sulla sua morte per sparire dalla circolazione e cominciare una nuova vita.

 La Sesia – Rita Francios 

Giovanni Mongiano… tra i più importanti interpreti pirandelliani del nostro tempo.

Nicoletta Cavanna – Radio Gold

Uno spettacolo che conferma la fama di grande interprete pirandelliano ,,, Non sembra solo sul palco, Mongiano, dà voce a tutti i personaggi e dà anima ad una scenografia che muta, rivela ante a scomparsa da cui appaiono sagome dei protagonisti e un azzeccato teatrino di marionette (lo stesso citato nel romanzo, ma usato in modo sapiente).

Mongiano riempie la scena, non tenta una contestualizzazione contemporanea, ma fa emergere la modernità con il ritmo e un’interpretazione dinamica, cerebrale e dai momenti ironici spiccati  e ben percepiti dal pubblico in sala). 

La Stampa – Roberto Maggio

A proprio agio con la materia d’inizio ‘900, dà corpo e voce al libro Giovanni Mongiano in una inedita interpretazione, così come aveva dato prova con il gustoso soliloquio “Improvvisazioni di un attore che legge” sui vezzi dei teatranti del XX secolo…

 La Repubblica Maura Sesia

Lo spettacolo ha inaugurato il XI Festival Pirandello martedì 27 e mercoledì 28 giugno 2017    al Teatro Gobetti – Teatro Stabile Torino

Links

Recensione Nicoletta Cavanna: La complessità della leggerezza

Recensione di  Valerio Rupo  per Teatri on Line : Lo strappo nel cielo di carta

“La Stampa”: Così porto in scena tutta la modernità del maestro Pirandello